FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Casa Okumè: l'antica falegnameria trasformata in abitazione di legno e trasparenze

Casa Okumè, una delle abitazioni private di maggior successo di Open House 2017 (sarà aperta anche per Open House 2018, il 9 e 10 giugno, sabato pomeriggio e domenica mattina), è un altro esempio di come i bassi fabbricati nei cortili interni degli isolati torinesi possano rinascere a nuova vita, con funzioni eleganti e affascinanti. Casa Okumè, che deve il proprio nome all'okumè, un legno molto resistente, protagonista di struttura e arredamento, era in origine una falegnameria; la sua riqualificazione era stata iniziata dall'architetto Raimondo Guidacci pensando a una futura vendita, e, a lavori già iniziati, la designer Paola Marè, in cerca di casa a Torino, se n'è innamorata.

Casa Okumè Casa Okumè
Paola Marè e Raimondo Guidacci (sin) e Casa Okumè (des)

"L'intervento è stato realizzato tutto a secco, senza getti di calcestruzzo; sia la soletta che la copertura appoggiano su travi d'acciaio a C, unite da un elemento a T in legno, che pinzato all'interno delle due travi, serve a fissare i pannelli in okumè dall'alto" spiega l'architetto Guidacci. "Sopra le finestre è stata inserita una putrella, che raccoglie le travi della soletta, permettendo di realizzare aperture con un ritmo molto fitto, praticamente i pieni, portanti, e i vuoti si equivalgono. La facciata diventa doppia, in base alla posizione degli scudi scorrevoli, che si raccolgono sulla parte piena di giorno e di notte possono essere utilizzati per chiudere le aperture".

Nel disegno della facciata, la putrella ha un ruolo unificante, che in realtà parte dal pavimento, risale sul fianco laterale, gira intorno, maschera il pacchetto che sostiene gli scudi, attraversa lo spazio che separa le due maniche e corre poi intorno all'altro edificio. Ritorna anche nel disegno della pavimentazione del cortile, in cubetti di pietra di Luserna, ma con fasce in pietra bianca alternate a una fascia in pietra nera, che riprendono il motivo della putrella. Sul piano terra in legno, si appoggia la copertura di zinco al titanio del primo piano, "la scatola di metallo" la definisce Guidacci, "disegnata dagli abbaini che tengono lo stesso passo delle finestre sottostanti e rendono utilizzabile il sottotetto".

Casa Okumè Casa Okumè

La falegnameria aveva una forma a L: eliminate le tettoie che univano i due edifici, sull'angolo, sono state ricavate due maniche separate; nella più grande è stata ricavata l'abitazione in cui vivono adesso Paola Marè, il marito e un gatto, nell'altra ci sono il laboratorio, il posto auto e, sulla copertura, un bel terrazzo di piante, ringhiera in lamiera forata e struttura metallica leggera per eventuali teli o pergolato, che la coppia utilizza nel tempo libero. Le piante ritornano nel cortile, dove su una rete elettrosaldata lungo le pareti si arrampicano i falsi gelsomini, che in primavera si riempiono di fiori e inondano l'ambiente di profumi, ingentilendone anche l'aspetto.

All'interno dell'abitazione, la soletta è in legno, ma con una parte in vetro, che, adiacente alle aperture, dà idea dell'antica altezza dell'edificio. Tutta la parte di decorazione e arredamento interno è stata disegnata da Paola: è il suo lavoro, ma non crediate sia così facile per un interior designer arredare la propria casa. "Direi che è molto complicato. Ho sempre tante idee che vorrei realizzare: con il cliente seguo come direzione il suo gusto, c'è un atteggiamento più distaccato che permette di dare la consulenza. Quando si tratta di te, sei lì che dici mi piace, mi piace a tantissime cose e prendere una decisione diventa difficile. Qui sono stata aiutata dai materiali, già presenti, quindi l'okumè che torna, la lamiera forata che vela le scale".

Casa Okumè Casa Okumè

L'open space, la vera passione di Paola, presenta su un angolo verso l'interno una sorta di scatola in legno, disegnata su misura, in okumè. Sul lato della cucina, la scatola ha una parte a vista, con le stoviglie bianche che sono un bell'elemento decorativo e riprendono la passione della padrona di casa per il Giappone; i pannelli in okumè nascondono il frigorifero e le armadiature per gli utensili. Sull'altro lato si apre il bagno. "L'arredo è su misura, la fuga di luce dà sensazione di luce dall'alto; in genere non mi piacciono le piastrelle in tutto il bagno, preferisco porzioni in smalto e in rivestimento in grande formato, come questo, con pallini sporgenti verso il lavandino e invece rientranti nella zona doccia" spiega Paola. Spostandosi verso la cucina, definita dalla presenza della scatola di legno, non ci sono pensili, "personalmente non li amo e in un open space fanno effetto buongiorno sono la cucina, che non mi piaceva qui. È molto minimale".

Casa Okumè Casa Okumè

Sulla parete lunga, opposta alle aperture sul cortile, l'open space presenta una struttura per libreria costruita su misura dal fabbro, con ripiani in legno di diverse lunghezze e di diversi spessori, appoggiati sopra, per accogliere libri, soprammobili. Il ripiano più basso diventa poi una panca che corre lungo tutta la parete e serve per sedersi, appoggiare oggetti. Tra la libreria e le aperture sul cortile, un bel divano di Patricia Urquiola, designer spagnola di stanza a Milano, "ha forma fluida, come se fosse una pietra lavorata dall'acqua. All'interno di questa geometria simmetrica, definita dalla scansione delle putrelle, il divano porta movimento".

Al piano di sopra si sale con una scala di metallo piegato. "Il giunto tra le singole lastre in lamiera avviene in mezzo, in modo da avere continuità" fa notare Guidacci "Il raggio di curvatura della lamiera piegata rimane sempre la stessa ed è più semplice da realizzare". La verniciatura è a polvere, è molto resistente, spiega Marè, ma "nel caso si rovinasse un gradino sarebbe facile da rimuovere e aggiustare, piuttosto che togliere l'intera scala".

Casa Okumè Casa Okumè

Il piano superiore è davvero bello, caldo e accogliente, con il palchetto, che sotto gli abbaini prosegue con una lastra di vetro, con il soffitto di legno cadenzato dalle travi d'acciaio, e con gli armadi a muro bianchi. La camera da letto è al fondo, preceduta da uno spazio in continua evoluzione, in base alle esigenze di Paola e del marito: "Prima facevamo ginnastica, spostavamo e mettevamo a seconda delle esigenze, poi, siccome non amo la televisione a vista, una sorta di nuovo focolare, che non condivido, l'ho nascosta nell'armadio e abbiamo messo un divano. Adesso lo sto ripensando".

Casa Okumè Casa Okumè

Gli armadi finiscono in una nuova scatola, questa volta bianca, che nasconde il bagno. La cosa più originale, che testimonia ancora una volta la passione della padrona di casa per il Giappone, è la presenza di una vasca sotto un lucernario e di un lavandino in vetro, appoggiato su una leggera struttura lignea disegnata da Paola, nella zona notte, accanto al letto. Un'immagine rilassante, "l'effetto che volevo creare era una suite raccolta in cui si possa fare il bagno essere in camera, musica, candele, molto tranquillo e rilassante".


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