Mi capita spesso di visitare una città
con una colonna sonora,
una canzone in testa,
Sevilla di Miguel Bosè
a Siviglia,
Dall'altra parte dei Pooh a Berlino,
Mi rincón favorito
de Madrid di Pereza a Madrid,
Cai della Niña Pastori a Cadice. E a
Modena,
dove sono stata un mese fa, mi muovevo avendo spesso in mente
lungo
la strada fra una piazza e un duomo hai messo al mondo questa specie
d' uomo: vero, aperto, finto, strano, chiuso, anarchico, verdiano...
brutta razza, l'emiliano! (Emilia di Francesco Guccini, cantata con Lucio Dalla e Gianni Morandi). E Modena è davvero
una piazza e un
Duomo: si finisce sempre in piazza Grande, davanti al Duomo, con
la
Ghirlandina che indica la strada, anche a km di distanza.
Per la
prima volta ho utilizzato
Airbnb per pernottare in una città: la mia
stanza, nella casa di Francesco e Andrea (grazie, grazie, grazie!),
era
a poche decine di metri dal Duomo. Praticamente uscivo di casa,
percorrevo pochi metri, svoltavo l'angolo e avevo la facciata del
Duomo davanti a me. Trovarmelo all'improvviso davanti, la prima volta, mentre mi
dirigevo a casa di Francesco per lasciare la valigia, è stato un bel
colpo al cuore,
un effetto sorpresa che mi ha fatto iniziare bene la
mia vacanza modenese.
Si inizia dunque in
piazza Grande, il cui
acciottolato di pietra metterebbe alla prova qualunque calzatura
femminile e beate le modenesi che sanno muoversi con maestria su
quello e sugli altri acciottolati della città (voi, per sicurezza,
viaggiate con scarpe basse e dalla suola comoda).
Sotto i portici di
piazza Grande, ci sono bar e ristoranti in cui far passare il tempo,
lanciando uno sguardo alla Ghirlandina. Che è il
campanile del Duomo
ed è piuttosto
pendente, non come la Torre di Pisa, ma insomma.
Colpa dei
terreni paludosi su cui sia lei che le absidi del Duomo,
anche loro vistosamente pendenti, sono state costruite. Per rimediare
ai problemi statici, il campanile e la chiesa sono stati
uniti da una
struttura ad arco e alla Ghirlandina si è cercato di
raddrizzare il
baricentro anche durante la costruzione, cambiando l'asse di
simmetria. Il risultato è che il Duomo ha resistito al
terremoto del
2012 agendo come un tutt'uno con il suo campanile.
Salire sulla
cima della Ghirlandina non è faticoso, si arriva facilmente
all'ultimo piano della torre quadrata (non si sale nella parte
ottagonale, più alta) e qui non c'è solo il
bel panorama su Modena,
ma anche
il fascino inaspettato della Stanza dei Torresani, abitata
in passato dalle guardie della città; gli affreschi e i
capitelli medievali catturano lo sguardo quanto il panorama, che
spazia per tutta la pianura, fino agli Appennini. In una sala
sottostante, la
Sala della Secchia, un magnifico cielo di stelle
conserva una copia della Secchia, un trofeo 'rubato' ai
Bolognesi durante una delle numerose battaglie medievali; l'originale
è nelle
Sale Storiche del Comune di Modena, che possono essere
visitate gratuitamente e che vale la pena conoscere, per gli
splendidi affreschi che conservano (c'è un
biglietto, che costa
6 euro e che permette di salire sulla
Ghirlandina, visitare il bel
Museo del Duomo, le
Sale Storiche del Comune e l'
Acetaia Comunale, per la produzione del famoso aceto di Modena; è in vendita anche all'
Ufficio del Turismo, in piazza Grande).
La Ghirlandina, il
Duomo, la Torre del Comune e la piazza Grande sono Patrimonio Mondiale
dell'Umanità dell'UNESCO. Si affacciano tutti
sulla via Emilia, che
oggi è pedonale, frequentata da ciclisti veloci di ogni età,
illuminata dai colori insoliti dei suoi edifici, in tutte le gradazioni del rosso e dell'arancione, e sa di
placido benessere. È
impossibile guardarla senza pensare
a Guccini e al suo universo.
Passeggiando sotto i portici, tra i suoi negozi (anche a Modena, molti,
troppi, marchi internazionali) e i suoi caffè, all'improvviso, a
chiudere via Farini, appare
l'imponente facciata di Palazzo Ducale. È
la sede dell'Accademia Militare ed è generalmente chiuso al
pubblico, ma
il suo dominio sulla piazza e la sua grandiosità
lasciano davvero stupefatti; poco oltre ci sono i
Giardini Ducali,
frequentati dai modenesi per prendere il fresco, per fare vita
all'aperto, per leggersi un buon libro seduti su una panchina.
In pochi minuti si arriva a una delle (tante)
ragioni per cui vale la
pena visitare Modena: il
Museo Enzo Ferrari. Per molti anni la
Formula 1 ha segnato le mie domeniche, ma non bisogna essere
appassionati di motori per innamorarsi della
saga del Drake,
l'uomo che ha trasformato
il proprio cognome in uno dei simboli più
amati del made in Italy. L'antica officina di Alfredo Ferrari, in cui
suo figlio Enzo iniziò ad amare i motori, è quasi
abbracciata da un edificio contemporaneo a forma di cofano d'auto di uno squillante giallo, come lo sfondo del Cavallino Rampante; è un vero e proprio inno all'architettura
contemporanea, disegnato da
Jan Kaplicki, in una città che ha molte vestigia del passato e
poche del presente: al suo interno ci sono mostre temporanee, che
hanno le Ferrari come protagoniste; c'è anche
uno splendido video
dedicato a Enzo Ferrari, provate a guardarlo
senza emozionarvi.
Nell'edificio più antico, è stato ricostruito
il Ferrari
più intimo, lo studio in cui era
agitatore di uomini, i documenti
autografati, la storia dell'inchiostro viola, poi, nella sala
dell'officina, una
grandiosa mostra di motori e vetture vincenti: ho
sentito la mancanza di una 27 di Gilles Villeneuve e di una 1 di
Michael Schumacher, tutte a
Maranello, nel Museo gemello, che si può
visitare anche con una navetta (non si può dire che Modena non
sappia come far conoscere i propri gioielli).
Si torna verso il
centro della città anche attraverso il viale dei Caduti di Guerra,
costruito come un Ring modenese al posto delle antiche mura (e si
sente che si è una città "
figlia di un pensiero rosso e
partigiano", anche in questo 'Ring', che diventa poi via dei
Martiri della Libertà e viale delle Rimembranze). All'incrocio con la via Emilia, c'è il
Teatro Storchi (l'altro grande teatro modenese è
dedicato all'altro indimenticato signore di Modena,
Luciano
Pavarotti). Poi basta guardare la Ghirlandina e si ritrova la strada.
A Modena si finisce sempre
in piazze che riportano alla mente
Morandi, Guccini, Dalla e la loro magnifica
Emilia. Piazza Mazzini,
piazza Matteotti, piazza XX settembre, con i loro acciottolati
impossibili, le loro giostre, il loro verde e le panchine per
improvvisare conversazioni. Verso sera, quando si prende il fresco, i
bambini giocano, gli innamorati si incontrano e gli anziani hanno
voglia di guardare un po' di vita, sono
imperdibili. E nei loro bar e
ristoranti si mangia benissimo e il tempo passa
con i ritmi lenti e
solidi della sana provincia italiana. Su piazza XX settembre si
affaccia anche il
Mercato Albinelli, un mercato coperto vivacissimo,
in cui
si trova di tutto, dalle ciliegie di Vignola alle spezie, dai
panini di prosciutto locale ai dolci appena sfornati; l'edificio che
lo ospita è uno dei pochi esempi di
liberty modenese. Un altro
edificio modenese che vale la pena conoscere è l'
ex Manifattura
Tabacchi, appena riqualificata per ospitare loft e appartamenti; la
sua architettura è così affascinante che lungo la sua strada
pedonale si organizzano anche spettacoli teatrali e concerti.
Modena ha una
storia lunghissima e sorprendente, prima di essere
capitale di Ducato e prima di essere la città che si costruì il
Duomo senza aspettare Vescovo e Imperatore, è stata una
fiorente
colonia romana; i resti della
necropoli si possono ammirare, grazie
anche a esaustivi cartelli informativi, nel
Parco archeologico Novi
Ark, nel Parco Novi Sad. A pochi metri ci sono i
Musei Civici di
Modena: nel Museo Archeologico Etnologico, i reperti trovati di
Mutina, la Modena romana, con la ricostruzione di quello che
dev'essere stata, tra mosaici, anfore, oggetti di vita quotidiana. I
Musei sono nel Palazzo dei Musei, che ospita anche la
Galleria
Estense, il vero gioiello d'arte di Modena, insieme al suo Duomo.
E
il
Duomo l'ho lasciato per ultimo perché è stato
il mio faro e il
mio amico. Sono stata a Modena in un periodo complicato, per cui entrarci a
qualunque ora, affinché
Lanfranco, Wiligelmo e i Maestri Comacini mi parlassero di dèi, paradisi e giustizia,
come
fanno da 900 anni nelle loro preziose sculture e nell'incredibile architettura, mi aiutava; così
come intrattenermi
nella cripta di Gemignano, che con la sua foresta
di piccole colonne mi faceva pensare anche alla Mezquita di Córdoba,
mi dava in qualche modo conforto e speranza, al di là dello splendore di questo edificio, perché non c'è stata volta che sia entrata nel Duomo senza
stupirmi della sua bellezza e scoprirne sempre nuove forme. Le cose non sono andate
come avrei voluto, ma forse come era giusto che andassero, anche per
questo avrò sempre il Duomo, la piazza Grande dell'imbrunire e
Modena nel cuore.
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