FLOReal d'autunno alla Palazzina di Stupinigi

 Nel weekend torna alla Palazzina di Caccia di Stupinigi FLOReal, che tanto successo aveva avuto nella prima edizione, nella stessa location. Nella tre giorni, dal 7 al 9 ottobre 2022, la mostra florovivaistica, con vivaisti provenienti da ogni parte d'Italia, sarà accompagnata da un ricco palinsesto culturale. Presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori e un ampio spazio dedicato alla gastronomia, con un filo comune: la natura e la sostenibilità. La mostra propone colori e profumi dell'autunno, "dal fiore più amato, la rosa, agli agrumi siciliani, le orchidee dalla Lombardia, e ancora piante succulente e carnivore, orchidee, tillandsie, piante acquatiche e rampicanti, aromatiche e tropicali, oltre a diverse tipologie di bonsai. Piante da appartamento, da secco e da sole intenso, da ombra, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Non mancheranno varietà più stagionali come le viole, i ciclam

Quando c'era il Castello di Mirafiori, lungo il Sangone

Diventata capitale del Ducato di Savoia, nel XVI secolo, Torino dovette affrontare ampliamenti e abbellimenti dovuti al suo nuovo status. E i Savoia dovettero adeguare la nuova capitale e il suo territorio al proprio stile di vita e alle proprie esigenze d'immagine, con la realizzazione non solo di un nuovo Palazzo Ducale, ma anche di una serie di residenze extraurbane per la caccia e lo svago.

Tra le prime tenute a entrare nel patrimonio della dinastia, ci fu quella della Spinetta, che nel 1585 il duca Carlo Emanuele I regalò alla moglie, l'Infanta Caterina, figlia di Felipe II di Spagna. Si trovava su un terrazzamento del Sangone, un torrente che oggi segna il confine meridionale della città e che alla fine del XVI secolo era a poco più di 5 km dalle sue mura. Fu grazie a Caterina che la tenuta cambiò nome e divenne mira flores (guarda i fiori), italianizzato poi in Mirafiori. Il nome spiega già il forte legame della nuova residenza sabauda con i fiori e, quindi, con il parco: il castello che i duchi si fecero costruire era famoso, a suo tempo, soprattutto per i suoi magnifici giardini, 'rubati' al Sangone con lavori mirati di deviazione e di consolidamento. Il castello sorgeva infatti su un terrazzamento naturale, creato da un meandro del torrente: dalla residenza si scendeva nel giardino che era collocato proprio nello spazio definito dal meandro e che, dunque, era fortemente condizionato dal comportamento del torrente, ora in piena, ora con grandi capacità erosive. Per questo sin dall'inizio del XVII secolo ci furono numerose operazioni di consolidamento del terrazzamento. Ma nel 1810 il Sangone cambiò il proprio corso, tagliando il meandro e separando così il castello dai suoi giardini: fu il colpo di grazia alla sua decadenza.

Ma prima di arrivare a questo triste finale, bisogna ricordare gli anni di splendore di Mirafiori. Il Theatrum Sabaudiae racconta un castello grandioso, dotato di un corpo centrale con due ali, rivolto verso i magnifici giardini. L'ingresso da Torino avveniva da un monumentale cortile rotondo, definito da un edificio porticato, che si univa al corpo centrale del castello. In realtà il palazzo del Theatrum Sabaudiae non venne realizzato completamente: furono costruiti il corpo centrale e i giardini, che furono prediletti più di Carlo Emanuele che di Caterina. La duchessa si stancò infatti presto della nuova residenza e preferì spendere il proprio tempo in altre delizie, mentre il duca amava passeggiare nei giardini e ricevere i propri ospiti a Mirafiori.

Ma la descrizione del Theatrum Sabaudie, riportata dal sito museotorino.it, dà un'idea dello spettacolo che dovevano essere la residenza e il suo parco: "Il Castello di Millefiori, residenza suburbana del duca di Savoia, che sorge a circa tre miglia da Torino, è veramente degno del suo nome, perché permette di godere le gioie della primavera e le delizie di Flora, data la meravigliosa varietà dei suoi fiori […]Da una parte si gode una vista amplissima sulle selve e sui prati sottostanti; da un’altra si osserva con animo gioioso la vasta pianura che si estende in basso […] su boschetti con alberi disposti in bell'ordine, sui campi ubertosi coperti di fiori, su vigneti, su grandi distese di prati: ovunque si stende insomma un vero labirinto di delizie. Nel cuore di questa reggia di bellezza si eleva il Castello, degno della regale magnificenza del Principe. Tutte le sue parti, distribuite con arte mirabile, affascinano talmente lo sguardo, che non sai se ammirare di più la grandiosità degli edifici dovuti al fasto principesco, oppure lodare la geniale abilità dell’architetto nel creare una così maestosa bellezza. Vi si aprono immensi saloni, sui quali lunghe serie di stanze comunicanti si schiudono in fuga via via che ci si addentra. Le pareti e i soffitti brillano per preziose tappezzerie, o per eleganti pitture, o per oro profuso qua e là con sovrana non curanza".

Il castello venne molto apprezzato anche da Cristina di Francia, la prima Madama Reale, che usava spendervi molto tempo. Ma fu proprio durante la sua reggenza che iniziò la decadenza: il castello fu pesantemente bombardato dai francesi durante la guerra che contrappose Cristina ai cognati Maurizio e Tommaso. Con l'avvento della Reggia di Venaria e della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Mirafiori smise di interessare i Savoia, per cui non ci furono particolari lacrime quando, nel 1706, durante l'assedio, fu ulteriormente danneggiato dai Francesi. Nel 1866 la proprietà arrivò a Rosa Vercellana, la bela Rosin di Vittorio Emanuele II, che di Mirafiori portò il titolo di contessa. Fu l'ultimo sprazzo.

Alla fine del secolo, a causa delle continue piene del Sangone, il castello fu definitivamente abbattuto. Oggi rimane poco o niente dell'edificio e rimane un quartiere, per decenni il più famoso e più mediatico di Torino, capace di evocare epiche e leggende, che però niente hanno a che vedere con il castello, al solo pronunciare il suo nome.



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